Il tanto pubblicizzato BONUS ASMA, in realtà non è altro che la pensione di invalidità che viene corrisposto da quando l’asma (D.M. n. 329/1999) è stata riconosciuta come malattia cronica invalidante alle persone che abbiano un determinato requisito reddituale.
La pensione di invalidità civile, disciplinata dall’art. 12 della L. n. 118/1971, è una prestazione economica riconosciuta ai soggetti che per cause di salute non possono lavorare. In questi casi, infatti, si ha una totale inabilità lavorativa, ossia una invalidità pari al 100%.
Possono farne richiesta tutti i soggetti che abbiano un’età anagrafica compresa tra i 18 anni e i 67 anni. Il limite dell’età anagrafica è dettato dal fatto che, per l’anno, 2021, la pensione di vecchiaia è raggiungibile proprio alla maturazione del 67esimo anno. Per avere diritto al beneficio economico, non si tiene conto della vita lavorativa, nel senso che non bisogna maturare un numero minimo di contributi, poiché l’erogazione dell’assegno è appunto slegato da tale condizione. Per l’anno 2021 la pensione di invalidità è pari a 287,09 euro (nel 2020 era pari a 286,81 euro) ed è concessa per 13 mensilità per un valore annuo di 3.732,17 euro. Esso decorre dal primo giorno del mese successivo a quello della presentazione della domanda per l’accertamento dell’inabilità. La prestazione non è reversibile ai superstiti.
Il limite di reddito personale annuo che consente di aver diritto alla prestazione è pari a 4.931,29 euro per lo stesso anno. Per ottenere il riconoscimento alla pensione di inabilità è necessaria una percentuale di inabilità pari al 100%. Il che equivale a dire che il paziente presenta un’infermità fisica e/o psichica talmente grave da limitare totalmente lo svolgimento di semplici mansioni. Diverso il caso di chi presenta una compromissione del funzionamento psicofisico parziale e con una percentuale di inabilità tra il 74% e il 99%. Per questi pazienti esiste la possibilità di ricevere assegni di assistenza che al raggiungimento dell’età di 67 anni si indicano come assegni sociali sostitutivi.
Asma ed altre malattie respiratorie croniche
Di per sé le forme più lievi di asma e di difficoltà respiratoria non conferiscono il diritto all’assegno di invalidità. Ciò perché stando alle tabelle INPS relative agli stati invalidanti all’asma di tipo estrinseco allergico e intrinseco corrisponde una percentuale massima del 35%. Ne consegue che il diritto all’assegno di invalidità scatta in presenza di comorbilità.
Ciò accade quando due o più patologie coesistono e determinano un sensibile peggioramento delle condizioni di salute del paziente. Si pensi al paziente che soffre di disturbo asmatico e insieme di broncopneumopatia cronica o di tipo ostruttivo. In quel caso l’INPS riconosce un punteggio di inabilità più alto e arriva al 45% in presenza di bronchite asmatica permanente. Laddove invece il paziente presenta una broncopneumopatia asmatica grave matura il diritto ad una percentuale di invalidità che va dal 71% all’80%. In presenza di broncopneumopatia asmatica severa invece il punteggio di inabilità può variare dall’81% al 90%. Il beneficio INPS scatta dunque allorquando l’asma si associa ad altre patologie respiratorie e, nello specifico, quelle appena individuate.
A cura della Dott.ssa Maria Teresa Laieta, medico del lavoro, Presidente SOSAllergie